"Ed infine, temuto
e maledetto, arrivò il tempo in cui le armate del Caos poterono insozzare
e depredare le Terre Conosciute di Naria senza che vi fosse alcuna difesa
possibile. Ed era un turpe spettacolo. Chi resisteva all'attacco barbarico
delle deformi creature del Caos nulla poteva contro l'avanzare metodico e
inumano delle spettrali guarnigioni dei Nonmorti. La Follia era l'unica
paga spettante ai difensori; la disperazione l'unico obolo loro
concesso."
"Eppure, anche
sotto l'incalzare delle orde del Caos, nuclei di resistenza punteggiavano
le Lande. Ogni popolo gestiva lo scontro come più si addiceva al suo
carattere: la verde Lainë era deserta. Chiunque aveva potuto era fuggito
nei boschi, o in ciò che ne rimaneva, e in quei luoghi riuniva le forze e
pungeva i fianchi delle orde attaccanti, lesto ritirandosi poi tra i
rifugi frondosi; ed erano piccole scaramucce, ma bastanti a tener sveglia
la coscienza e nutrita la speranza. Nella deserta Lainë non vi erano
quindi fuochi d'assedio, od urla di madri, o mura distrutte, ma solo una
fredda occupazione di Spettri e dei loro famigli. Così Lainë rinunciò
alla vita, ma in pegno non le fu torto un capello. Ben sapeva infatti chi
vi abitava che nella sola schermaglia era celata la loro forza."

"Ishtaar, la
vecchia Vorane, era invece squassata dal furore degli eserciti, ma era una
lotta quasi alla pari, pur se foriera di grande distruzione. Gli spiriti
indomiti dell'Ombra avevano, da sempre, potenti alleati nei Demoni Minori,
evocazioni forzate ed alla mercè dei Potenti nelle Arti Magiche. Non
sempre però l'incantamento andava a buon fine ed il risultato era un
Demone sciolto che spazzava il campo di battaglia, mietendo vittime da
entrambe le parti, sino a quando non si fosse riusciti ad aprire un varco
per scacciare l'orrore. Per questi eventi perirono i più grandi adepti
dell'Arte magica Oscura, tanto che ora non se ne vede ancora l'eguale; e
che ciò sia un bene lo credono in molti, da entrambe le parti: Demoni e
Caos sono sempre stati considerati alla stessa stregua.
Ma Ishtaar poteva contare anche su un altro potente alleato: l'ombra di
Sibrene aleggiava sui ciò che rimaneva della vecchia capitale, poco
distante da quella nuova, pur non potendo prendere di nuovo possesso dei
suoi antichi possedimenti. Ella, infatti, mal aveva digerito l'espulsione
da Naria e, a differenza di Thar Enna - il quale solingo passeggiava nei
Giardini del Vuoto Cerchiante empito di cordoglio e vergogna - concupiva
l'idea di un suo sfolgorante ritorno tra i mortali e perciò ancor di più
odiava l'artefice del suo esilio, il potente Sigillo di Proibizione. Ma
pur se come debole alito oscuro, il suo potere sulla vecchia cittadella
era ancora forte e quivi i suoi sudditi ora sostavano spesso, legando a
questa permanenza i loro più grandi incantamenti. Ma era anche questa
un'arma a doppio taglio: l'orgoglio della loro razza si tramutava in
arroganza e poi in follia, tanto era il potere in cui erano stretti: la
Regina dell'Ombra ed il Cancro del Caos."
"Chi può dire ora,
col senno di poi, se Sibrene avrebbe dato a quel tempo mano sì forte al
suo popolo se avesse saputo, o solo pensato, che la guida del destino dell'Ombra,
come deciso dai Giardinieri del Mondo, non sarebbe ricaduta nuovamente
su di Lei, in caso di vittoria... Nessun sfolgorante ritorno s'appressava per
Sibrene, ma l'astio e la sete di rivincita erano come una benda, scura e pesante,
tesa sopra i suoi occhi."
"Sanctior la Bella,
la vecchia Sanch Tior, era invece un'isola in mezzo ad un mare di morte:
situata su di un picco roccioso, la fortezza era cinta d'assedio. Dai suoi
bastioni chi avesse avuto l'ardire di sporgersi avrebbe spazzato con lo
sguardo una landa empita del biancore mortale della Nonmorte."
"Ma Sanctior aveva
anch'essa un alleato, aleatorio per molti, ma non per i guerrieri della
Luce: la preghiera. E con questa, gli Alti Chierici di Sanctior
difendevano strenuamente l'ultima luce del mondo nel crepuscolo della sua
esistenza. E furono quelli amari momenti, ché ormai le mura erano esauste
dei continui proietti venefici delle catapulte e la Prima Cinta ed il
Grande Cancello d'Argento erano ormai in mano nemica.
Pure, com'era stato in passato, sortite venivano studiate e realizzate
utilizzando il complesso sistema di sotterranei al di sotto della
fortezza; e gli stanchi difensori ritornavano continuamente col pensiero
alla loro storia ed alle disgrazie del Giorno d'Odio, al riso beffardo di
Sorek ed alla distruzione apportata dai Kronach. Cinque secoli erano
passati, un alito di vento."